Anche quest’anno terrò alcuni corsi di formazione per traduttori. Al momento ho in programma un corso di traduzione ambientale, uno di terminologia chimica e un terzo sulla scrittura inclusiva. Tengo corsi in modo continuativo dal 2019 e anche prima mi sono dedicata alla formazione professionale, anche se in modo più saltuario.
Vorrei fare un bilancio di questi anni, bilancio che ha un segno nettamente positivo, soprattutto se penso alle cose che ho imparato preparando i vari corsi, interagendo con i colleghi e soprattutto lavorando dietro le quinte.
Ecco quindi un elenco di cose che ho imparato.
Organizzare è un duro lavoro, ma è fondamentale
Organizzare un corso richiede moltissimo lavoro dietro le quinte, a partire dal programma, dal reclutamento di eventuali docenti che mi supportano, per arrivare all’incastro di tutte le necessità formative, delle persone coinvolte e delle richieste dei corsisti.
È necessario partire con largo anticipo, preparare gli obiettivi formativi, un programma dettagliato, e ovviamente tutti i materiali del corso (slide, esercitazioni, esempi, dati aggiornati). I miei corsi di formazione hanno sempre un taglio molto pratico e non sono mai la fotocopia delle edizioni precedenti di uno stesso corso. Ci sono dati da aggiornare, parti da tagliare o integrare, seguendo anche i feedback dei partecipanti.
Quando il corso viene pubblicizzato per l’acquisto, tutto deve essere stabilito nel dettaglio, per evitare variazioni di programma (a parte gli imprevisti), comunicazioni eccessive ai corsisti e così via.
Chi compra il corso deve ricevere tutte le informazioni utili per partecipare alla lezione e non pensare a nient’altro. Perché questo sia possibile, tutto deve essere predisposto e preparato in tempo e in modo più o meno definitivo.
Solo un’ottima organizzazione permette di far fronte a eventuali imprevisti dell’ultimo minuto.
Shit happens
La connessione ballerina, un pc che si rompe proprio il giorno prima di una lezione, una trasferta non preventivata, un ufficio diverso dal solito, un docente che si ammala all’ultimo. Tutto può succedere purtroppo, in un corso on line come in uno in presenza.
Diciamo che avendo un’organizzazione solida alla base, anche gli imprevisti si affrontano con maggiore serenità e cercando di creare il minor numero di disagi ai partecipanti al corso. Se si è davvero bravi, i corsisti non se ne accorgono nemmeno…
Superare la barriera dello schermo
Insegnare a distanza, parlando al proprio computer senza vedere chi partecipa è complicato. Non puoi sapere se chi è dall’altra parte ti segue, se capisce, se si sta annoiando a morte. Non hai la gratificazione quando dici qualcosa di particolarmente interessante. Bisogna stare nei tempi, che sono se possibile più stretti rispetto a un corso in presenza, senza appunto avere un riscontro del pubblico. Il dialogo e la comunicazione non verbale sono del tutto assenti.
Ormai lo sappiamo tutti che insegnare online è una faccenda del tutto diversa dall’insegnamento frontale in presenza, e che anche chi aveva esperienza come docente, passando nella nuova modalità ha dovuto imparare da capo e tarare molti aspetti.
Non è possibile tenere lezioni troppo lunghe, servono slide chiare, è necessario parlare più lentamente e limitando i concetti perché il messaggio arrivi più facilmente.
Tutti i vantaggi di una classe di partecipanti in presenza, tra cui lavori di gruppo, sondaggi rapidi, battute spezza-noia sono preclusi.
È difficile seguire un corso anche da discente. Internet in agguato invita all’evasione, magari c’è la notifica sul telefono a cui rispondere, la mail, la telefonata. A maggior ragione se chi partecipa non deve tenere accesa la telecamera, non sai mai se dall’altra parte dello schermo c’è qualcuno che ascolta.
Nei miei corsi, prevedo sempre un numero di pause, sia per evitare lo svenimento di chi mi ascolta, sia per favorire l’interazione dei partecipanti.
Da discente, so che è molto difficile rimanere concentrati su un corso per una-due ore di fila, spesso anche se l’argomento è interessante e il docente è molto bravo. Per questo motivo cerco di fare del mio meglio per rendere accattivanti le lezioni e tenere il mio pubblico se non incollato allo schermo, almeno sveglio e con un occhio al pc.
Ascoltare i partecipanti
Per corsi di formazione con più lezioni, l’inizio di ogni lezione è in genere dedicato a rispondere a tutte quelle domande che non avevano trovato risposta durante le lezioni precedenti, per motivi di tempo, e a quelle che sono nate dopo che i partecipanti hanno lasciato sedimentare i concetti e hanno ragionato su quanto avevano ascoltato. Lo stesso spazio per dubbi e domande è previsto al termine della o delle lezioni.
Partecipo a molti corsi di formazione ogni anno e da discente trovo questo dell’ascolto un aspetto davvero importante. Quante volte ci si iscrive a un corso per colmare dubbi o lacune e poi si vede che le risposte vengono messe in un angolo?
Sapere invece che il corso scioglierà proprio i dubbi che ho io è una spinta a seguirlo e a non perdersi nella successione delle lezioni. Lo dice una che spesso ha acquistato corsi spinta dall’entusiasmo, poi li ha abbandonati a metà perché c’è sempre altro da fare di più urgente.
Insegnare e imparare
Come ho scritto prima, è importante dedicare dei momenti di dibattito e per rispondere alle eventuali domande. Nel tempo ho imparato moltissimo ascoltando i relatori, ma anche confrontandomi con colleghe e colleghi. Il freelance introverso rischia di vivere nella propria stanzetta e di non avere confronti con il mondo esterno. Sentire il punto di vista di chi ha avuto i tuoi stessi problemi ma li ha risolti in un modo differente, oppure imparare competenze diverse permette di arricchirsi e di trovare nuovi spunti e soluzioni. È importantissimo, secondo me, non guardare soltanto il proprio orticello ma essere disponibili a imparare dagli altri.
Il clima è tutto
Spesso, mentre guardo i volti dei partecipanti al pc a fine lezione, penso che vorrei essere con loro in presenza, a chiacchierare dei mille aspetti della nostra professione. Per una perfetta riuscita di un corso il clima che si crea tra docenti, organizzatori e partecipanti è fondamentale.
I corsi online sono comodi, ma per molti difficili da seguire, soprattutto se il clima è serioso, formale. Una battuta ogni tanto, una slide simpatica, la citazione di un film invece aiutano a tenere svegli i partecipanti, ma anche a lavorare con maggiore leggerezza, che non significa superficialità. Non è necessario essere seri e ingessati per creare un corso ben fatto e accurato in tutte le sue parti. E dall’altra parte, si può essere “leggeri” senza esagerare, per non offendere in qualche modo nessuno dei partecipanti.
Il bilancio della mia attività di formazione, come ho detto all’inizio, è stato molto positivo per molte ragioni. Il lavoro che sta dietro è molto, ma è grande anche la soddisfazione finale per la buona riuscita e per i feedback positivi dei partecipanti.
Ti piace il mio modo di organizzare e condurre un corso di formazione? Se vuoi che tenga un corso per te, la tua azienda o i tuoi dipendenti contattami e spiegami come posso aiutarti.