Agente segreto 007
Negli anni dell’università, e in particolare durante la tesi di laurea, mi sono scontrata con un atteggiamento che vigeva all’interno della mia facoltà: la segretezza.
D’accordo, le scoperte scientifiche almeno all’inizio devono essere tenute per sé, se gli altri ci rubano l’idea si prendono anche i nostri finanziamenti, non dobbiamo far sapere agli altri cosa stiamo facendo, blah blah blah. Risultato: nemmeno le persone dell’ufficio accanto dovevano sapere gli argomenti dei nostri studi e soprattutto il livello di avanzamento a cui eravamo giunti. Non si sa mai.
All’epoca questo atteggiamento mi aveva colpito negativamente, io pensavo che la comunità scientifica fosse unita e condividesse le proprie idee per far progredire la conoscenza.
Una situazione simile l’ho vissuta all’inizio della mia carriera lavorativa, in un piccolo studio di consulenza ambientale. L’attività principale dei soci era quella di carpire i segreti della concorrenza. La prima cosa che facevano quando andavano da un nuovo cliente era di farsi dare i documenti redatti dai consulenti precedenti per denigrare, correggere e appunto carpire gli eventuali segreti.
Oltre ad essere un atteggiamento poco professionale, ancora oggi, dopo 15 anni di freelancitudine, continuo a non capire quali segreti nascondessero gli altri consulenti.
Come se, per fare un esempio, i traduttori avessero segreti oscuri per cui chi li conosce traduce benissimo e ha clienti fantastici e gli altri no. I punti di forza di ogni singolo professionista sono la conoscenza e lo studio, ma non divaghiamo.
È anche grazie a questi atteggiamenti di chiusura ed egoismo se ho cambiato lavoro e soprattutto se sono diventata freelance, anzi felicemente freelance.
Ma come lo sono diventata? Grazie allo studio, certo, ma anche a chi, negli anni, ha condiviso ciò che sapeva: online, durante incontri, formazione, ecc.
Per questo motivo, quando ho visto che il tema del Freelancecamp online era “freelance sostenibili”, ho deciso di partecipare e proporre la mia esperienza, parlando di sostenibilità sociale e condivisione come mezzi per crescere nella propria professione.
Sostenibilità: uno sgabello a tre gambe
Quando parliamo di sostenibilità il nostro pensiero va all’aspetto ambientale, dimenticandoci che abbiamo anche la sostenibilità economica e sociale.
Come è stato ben detto da Alessandra Di Genova al Freelancecamp, è come se la sostenibilità fosse uno sgabello retto da tre gambe, che rappresentano appunto gli aspetti ambientale, sociale ed economico. Senza anche una sola di queste gambe, lo sgabello è destinato a cadere.
Sostenibilità sociale
Nell’intervento, mi sono concentrata appunto sulla sostenibilità sociale del nostro essere liberi professionisti, che per me vuol dire innanzitutto:
– Condivisione di ciò che so: nei corsi che tengo, elenco le fonti che ho trovato utili per me e che penso lo possano essere anche per i colleghi. Non esistono “libri segreti” o articoli solo per adepti. Se scopro un trucco che può velocizzare o migliorare il nostro lavoro, magari dopo estenuanti ricerche e perdite di tempo, lo condivido, pensando che se qualcun altro avesse fatto lo stesso con me mi avrebbe appunto fatto risparmiare tempo e frustrazione.
– Rispetto dei colleghi e dei clienti. Con entrambe le categorie cerco di comunicare con educazione e gentilezza. Rispetto le consegne e le scadenze (anche quando lavoro con colleghi su un progetto condiviso).
Rispetto sui social: per carattere mi arrabbio abbastanza facilmente, ma non scrivo nulla di offensivo, cattivo, violento.
– Inclusione
La sostenibilità sociale però per me passa soprattutto dalla condivisione.
Obiezioni e contro-obiezioni
Mi sembra già di sentire le vostre obiezioni e i “sì, ma”. Ma così lavoro gratis, se condivido ciò che so gli altri mi fregano il lavoro e i clienti (o mi fregano e basta), va bene la visibilità, ma devo pur pagare le bollette e mangiare…
Invece non è vero, intanto perché non devi lavorare gratis, ma condividere ciò che sai già. Ovviamente condividere non vuol dire aprire il tuo PC/la tua biblioteca a tutti. E dobbiamo comunque fare attenzione a chi abbiamo davanti. È una persona generosa? O prende da tutti senza condividere nulla?
Condividere per acquisire nuovi clienti
Condividere le tue conoscenze, soprattutto, invece di dirottare i possibili clienti verso tuoi colleghi/concorrenti, te ne può portare di nuovi.
– Se condividi acquisti visibilità: sui social, durante eventi e presentazioni, quando tieni corsi di formazione. La visibilità di per sé non paga, ma può farti notare da clienti interessati e (si spera) paganti.
– La condivisione genera il passaparola (di colleghi e di clienti). Magari hai dato una mano al collega per quel lavoro difficile. Quando un cliente chiede un servizio/prodotto che lui non può offrire, si ricorda della tua disponibilità e fa il tuo nome al cliente.
Questo mi è successo spesso: una collega mi chiede una consulenza di chimica o un aiuto per tradurre una parola. Quando le serve qualcuno che traduca testi chimici (perché non è un suo servizio o perché in quel momento non può occuparsene di persona) si ricorda il mio nome e lo segnala al cliente. Ovvio che l’etica professionale ti deve poi impedire di rubare il cliente al tuo collega.
– Un lavoro tira l’altro: ad esempio, in un corso che tengo condivido una serie di fonti che per me sono utili. Qualcuno che segue il mio corso o legge recensioni di altri mi contatta per fare un altro corso. Anche questo mi è successo più volte, portandomi progetti interessanti e facendo arrivare clienti privati come aziende, che in un secondo momento magari hanno necessità di una traduzione, e così via.
– Condividendo si possono conoscere nuove persone da cui imparare e che possono portarti lavoro direttamente o indirettamente
– Se condividi gli altri si ricordano di te perché sei disponibile.
Certo, è bene fare attenzione, che là fuori il mondo è davvero pieno di caimani. Va bene essere generosi, ma senza farsi fregare.
Un conto è aiutare un collega in difficoltà su un termine, un conto è tradurgli una pagina per fargli un favore (ma poi la pagina la pagano a lui).
E soprattutto, se lavorate con colleghi o altri freelance in settori diversi dal vostro, ricordate che le collaborazioni pagate tra colleghi e altri professionisti vanno regolate in modo professionale. Meglio non fidarsi della classica stretta di mano davanti a un bicchiere di vino.
Spero di avervi convinto della necessità di condividere per creare un ambiente lavorativo più sano e collaborativo, e del fatto che la condivisione porta solo buoni frutti (cit.).
E se le mie parole non sono bastate, ve lo faccio dire da qualcuno famoso:
Share your knowledge. It is a way to achieve immortality. (Dalai Lama)
Ovvero condividi ciò che sai. È un modo per diventare immortali.
Trovi il video del mio intervento al freelance camp a questo indirizzo: https://www.freelancecamp.net/speech/condividere-e-altri-modi-per-essere-sostenibili/