Siamo tutti pazienti: le disparità in medicina

Nella vita prima o poi tutti abbiamo a che fare con la salute, la medicina e la sanità e sbattiamo contro un sistema che molto spesso è lontano dall’essere inclusivo.
Quando sentiamo parlare di inclusività, subito ci vengono in mente i dibattiti sull’inclusività di genere, ma in campo medico i fattori di esclusione di una o più categorie di persone sono molteplici e tutti ricadono sulle persone e sulla loro salute.

Come ben hanno detto Alice Orrù e Valentina Di Michele, non esiste inclusione senza accessibilità. Ecco, quindi, che tutte le situazioni che in qualche modo escludono una o più categorie di persone, privano quelle persone di alcuni diritti. In campo medico privano le persone del diritto a conoscere il proprio stato di salute e a curarsi nel modo che ritengono più adeguato.

Ho incominciato a interessarmi di inclusività in medicina dopo aver letto il modulo di consenso dei vaccini per la vaccinazione contro il Covid e ho approfondito l’argomento pensando che il problema di accessibilità riguardasse solo il linguaggio spesso difficile e respingente. Invece ho scoperto che ci sono molti tipi di disparità in campo medico che allontanano le persone dai loro diritti.

Disparità di età

In Italia abbiamo la fortuna di avere un sistema sanitario gratuito e accessibile a tutti (o quasi). Ma lo stesso non vale per altri paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, i bambini possono essere svantaggiati perché per i centri medici e gli ospedali è meno redditizio curare i bambini rispetto agli adulti, per cui si tagliano posti letto destinati ai più piccoli.

Disparità socioeconomiche

Ci sono poi le disparità di tipo socioeconomico: in generale, le persone che vivono in condizioni socio-economiche più difficili tendono ad ammalarsi più facilmente e ad avere un minore accesso alle cure, per motivi economici (non tutti possono aspettare i tempi della sanità pubblica né curarsi privatamente) o culturali (spesso sono meno propense a partecipare ai programmi di prevenzione, anche se gratuiti). Le disuguaglianze sociali influiscono molto anche sulla possibilità di ammalarsi di cancro e sulle possibilità di guarigione, con dati spesso sorprendenti, come riporta bene questo articolo di Scienza in Rete.

Disparità fisiche e sensoriali

Un altro aspetto che in ambito medico viene spesso sottovalutato è la presenza di barriere di tipo fisico e sensoriale. Da documenti scritti con caratteri troppo piccoli (pensiamo ai bugiardini dei farmaci o a eventuali istruzioni per esami ospedalieri), a banconi troppo alti per persone che si spostano con la sedia a rotelle negli ospedali. Per fare un esempio, macchinari diagnostici come la TAC non sempre sono adatti alle persone con disabilità fisica o motoria e solo 4 ospedali in Italia hanno un ambulatorio di ginecologia adatto alle donne con disabilità.
Ricordiamoci che la disabilità fisica può essere anche temporanea (ad esempio un braccio o una gamba rotta) quindi tutti siamo interessati dall’aspetto dell’accessibilità fisica.

Disparità linguistiche

L’aspetto che più allontana le persone dall’ambito medico però è il linguaggio, a cui dedicherò altri post più approfonditi.
Da referti illeggibili, pieni di sigle e termini troppo tecnici, passando per i fogli illustrativi dei farmaci (anche quelli da banco) che contengono informazioni spesso complesse e poco chiare, per arrivare a indicazioni poco chiare e non comprensibili da tutti, in particolare da chi non conosce bene l’italiano.
Il linguaggio medico è quello che Calvino definirebbe l’antilingua. Un linguaggio che crea barriere e quindi priva di alcuni diritti. Persone straniere, con bassa scolarità o semplicemente che non conoscono l’ambito medico possono avere forti difficoltà a capire cosa c’è scritto su un referto.
Senza contare che la salute tocca una sfera molto delicata. Se non stiamo bene tendiamo a essere comunque meno lucidi e razionali e spesso abbiamo un atteggiamento di soggezione nei confronti del medico che ci sta parlando. Anche questa è una barriera alla comunicazione.

Di questi argomenti ho parlato martedì sera insieme a Eva Filoramo e Carlo Sordini del Centro Studi di Comunicazione Strategica. Come già ho notato in altre occasioni, si tratta di un tema che è sentito da tutti, perché appunto tutti prima o poi riguarda tutti noi. Dedicherò all’argomento altri post.
Quello che mi rammarica è che nonostante l’inclusività in medicina sia un argomento che tocca veramente tutti, e nonostante sia pieno di corsi sulla comunicazione inclusiva in medicina, ci sono ancora molti, troppi ostacoli di vario tipo. Spesso credo siano involontari, ma non per questo meno gravi.