Abbiamo scoperto che la casa, e in generale i luoghi chiusi, non sono sicuri dal punto di vista dell’inquinamento, ma che anzi ospitano categorie di inquinanti che possono essere pericolosi in alcune circostanze. In questo articolo parleremo più approfonditamente del radon, gas radioattivo presente in natura, responsabile anch’esso dell’inquinamento indoor. Vedremo dove si trova, perché è pericoloso e cosa possiamo fare per limitare l’esposizione.
Radioattività e radon
Quando pensiamo alla radioattività ci vengono in mente centrali nucleari e bombe atomiche, insieme al timore di guerre e attentati. Esiste tuttavia anche una radioattività naturale, presente ovunque e da sempre e derivante dalla Terra stessa. Ognuno di noi infatti è esposto a radioattività derivante dalle rocce, dai raggi cosmici e dal radon.
Il radon, elemento numero 86 della tavola periodica, è un gas nobile, radioattivo, incolore ed inodore, generato da alcune rocce della crosta terrestre come lave e graniti, in seguito al decadimento dell’uranio 238. Il radon si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive dette “figli”, emettendo particelle alfa. La catena di decadimenti termina con un elemento stabile, il piombo 206. Il radon pertanto deriva principalmente dal terreno (circa l’80%), dove sono contenuti i suoi precursori (cioè uranio e radio) ed è spesso presente nelle falde acquifere come gas disciolto (circa 19%).
Essendo un gas nobile, non reagisce con altre sostanze. Inoltre, la sua forma gassosa fa sì che il radon possa penetrare ovunque, ma che sia anche facilmente eliminabile con la respirazione.
La pericolosità del radon è dovuta agli elementi “figli”, elementi in forma solida derivanti dal suo decadimento, che entrano a contatto con il nostro corpo attraverso particelle di fumo, polveri, vapore acqueo. Inoltre, nel loro decadimento, il radon e i figli emettono particelle alfa, che sono costituite da nuclei di elio. Essendo particelle pesanti, penetrano difficilmente nella materia (possono essere bloccate da un semplice foglio di carta), quindi non sono pericolose per irraggiamento. Diventano pericolose quando entrano nel nostro corpo per inalazione o per ingestione di alimenti contaminati. Una volta nell’organismo, le particelle alfa “rimbalzano” al suo interno, non riuscendo ad attraversare la barriera cutanea, e colpiscono soprattutto i polmoni, danneggiando il DNA e le cellule. La maggior parte dei danni al DNA viene riparata da appositi meccanismi cellulari, ma alcuni di questi danni possono persistere e con il tempo svilupparsi in un tumore polmonare. Maggiore è la quantità di radon e dei suoi prodotti di decadimento inalata e maggiore è la probabilità che qualche danno non venga riparato, o venga riparato male, e possa quindi svilupparsi successivamente in un tumore.
Per questo motivo la IARC ha inserito il radon nella categoria 1 (evidenza sufficiente di cancerogenicità sulla base di studi epidemiologici sugli esseri umani) insieme ad amianto e fumo di sigarette. Inoltre il radon costituisce la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo. Il danno aumenta se le cellule sono sottoposte anche ad altre sostanze cancerogene, come il fumo di sigaretta. A parità di concentrazione di radon e durata dell’esposizione, il rischio di tumore polmonare è circa 25 volte più alto per i fumatori rispetto ai non fumatori. Ad oggi il radon è responsabile del 10% delle morti per tumore al polmone in Italia, tenendo però conto che la maggior parte delle vittime sono fumatori o ex-fumatori, o lavoratori che hanno svolto attività in luoghi sotterranei (ad esempio i minatori).
Dove si trova il radon e come si misura
Abbiamo visto che il radon viene generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre. Come gas disciolto viene veicolato anche a grandi distanze dal luogo di formazione e può essere presente anche nelle falde acquifere.
La via che generalmente percorre per giungere all’interno delle abitazioni e’ quella che passa attraverso fessure e piccoli fori delle cantine e nei piani seminterrati. Il radon è circa 8 volte più pesante dell’aria, e per questa sua caratteristica tende ad accumularsi negli ambienti confinati e nelle abitazioni. Gli ambienti chiusi sono di solito più riscaldati: questa differenza di temperatura tra interno ed esterno crea una differenza di pressione verso l’interno, che provoca l’immissione del radon attraverso le fessure e i piccoli fori dei locali più vicini al terreno, come cantine e seminterrati.
A questo si aggiunge che il radon è emesso anche da alcuni materiali da costruzione, per cui all’interno degli edifici il radon si disperde con difficoltà, in particolare in quelle zone in cui è presente in maggiori quantità per le caratteristiche geo-morfologiche del terreno (ad esempio, zone con forte presenza di rocce laviche o di tufo, o con terreno più permeabile che permette al radon di diffondersi più facilmente in superficie).
Oltre ai fattori ambientali descritti, la concentrazione di radon indoor dipende molto da
come è costruita la casa: case vicine e costruite nello stesso modo possono presentare concentrazioni di radon totalmente diverse. Per ottenere informazioni certe riguardo la propria abitazione è necessario eseguire una misura del gas radon.
L’unità di misura della concentrazione di radon in aria è il Becquerel per metro cubo (Bq/m3), che indica il numero di decadimenti radioattivi di atomi di radon che avvengono in un secondo in 1 m3 di aria. In aria libera la concentrazione di radon non supera in genere i 10 – 20 Bq/m3, ma in ambienti chiusi, come cantine o luoghi di lavoro sotterranei, può raggiungere concentrazioni molto maggiori, fino a centinaia o migliaia di Bq/m3.
Per determinare la concentrazione di radon si utilizzano strumenti di misura differenti:
– dosimetri di tipo passivo, che forniscono un valore medio di concentrazione in un dato intervallo di tempo;
– strumenti per la misura in continuo di tipo attivo, utilizzati prevalentemente per misure di breve durata, che forniscono informazioni sulle fluttuazioni nel tempo del radon.
In Italia l’ente preposto alle misurazioni e al monitoraggio del radon è l’ARPA. Ogni ARPA regionale ha il proprio dipartimento che si occupa di radiazioni e di radon.
Cosa fare per proteggersi dal radon?
Alcuni metodi utili sono :
– favorire il ricambio d’aria, aumentando la ventilazione naturale attraverso porte e finestre (questo accorgimento ci permette di diminuire la concentrazione anche di altri inquinanti presenti nei luoghi chiusi);
– isolare l’abitazione dal terreno, sigillando crepe, condutture, aperture, che possono rappresentare una via di ingresso dell’aria dal sottosuolo;
– ventilare naturalmente o artificialmente i vespai.
È possibile risanare abitazioni esistenti, anche se i risultati finali dipendono molto dalla tipologia costruttiva, dai materiali utilizzati e dagli interventi possibili e non possono essere prevedibili.
Per le nuove costruzioni è importante adottare criteri anti-radon, come sigillare le possibili vie di ingresso dal suolo, predisporre un vespaio adeguato e così via.
Alla luce di queste informazioni è comunque importante non farsi prendere dal panico e soprattutto essere consapevoli della presenza di questo “vicino di casa”. È possibile richiedere una misura della concentrazione di radon nella propria abitazione ed eventualmente eseguire misure di risanamento dell’abitazione. In Italia esistono normative per il monitoraggio del radon in acqua potabile, nei luoghi chiusi e anche nei luoghi di lavoro sotterranei. Esiste inoltre un Piano Nazionale Radon che ha lo scopo di adottare misure per la riduzione del tumore polmonare dovuto al radon. Sicuramente smettere di fumare riduce di molto il rischio dovuto a questo gas.
Prima di eseguire lavori inutili alla propria abitazione, o visite mediche o esami non necessari, è bene informarsi del livello di radon nella zona in cui si vive (rivolgendosi ad esempio ai siti Arpa della propria regione), evitando di sostare per lungo tempo in luoghi sotterranei e ventilando adeguatamente le abitazioni.
Bibliografia/Sitografia
– Il radon in Italia: guida per il cittadino. Quaderni per la salute e la sicurezza, ISPESL, 1° edizione, novembre 2007
– Radioattività naturale e tumori il problema del gas radon nell’edilizia, Andrea Marchetti, La Stampa, 18/3/2013
– Visita guidata al Dipartimento Tematico Radiazioni – Struttura Semplice Radiazioni non ionizzanti di Arpa Piemonte, Ivrea (TO), in occasione dell’evento Arpa a porte aperte, giugno 2016
– Sito Arpa Piemonte, pagine sul radon: https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/radon
– Sito Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, Informazioni generali sul radon: http://www.epicentro.iss.it/problemi/radon/radon.asp