Punto di non ritorno

La pandemia ha portato alla luce una categoria di persone che rifiutano di vedere la realtà: i negazionisti. A dire il vero, i negazionisti sono presenti e attivi anche in altri ambiti, come il riscaldamento globale. Se Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future hanno cercato di accendere i riflettori sul problema dei cambiamenti climatici, l’attuale emergenza sanitaria sembra aver distolto l’attenzione da questo aspetto. La salute dell’uomo a scapito dell’ambiente e della salute della Terra. Senza pensare che se il virus che adesso ci rinchiude nelle nostre case ha iniziato ad attaccare l’uomo è anche a causa dei cambiamenti climatici. Come scrive David Quammen nel celebre Spillover, se i virus saltano improvvisamente dalle specie animali all’uomo, all’origine c’è una perturbazione dell’habitat in cui tali specie vivono.

Before the flood

Grazie all’insegnante di tecnologia di mio figlio ho potuto vedere un bellissimo e terribile documentario realizzato da Leonardo Di Caprio per National Geographic. (Il biondo Leonardo non mi è mai piaciuto particolarmente, quindi i giudizi che darò sul documentario non sono accecati dalla bellezza del protagonista).
Il documentario si chiama Before the flood, prima del diluvio (o dell’alluvione) e in italiano è stato tradotto con l’inquietante, ma veritiero Punto di non ritorno. Diluvio inteso come destino della Terra a causa di cambiamenti climatici e innalzamento della temperatura e dell’innalzamento dei mari, ma anche, secondo me, diluvio inteso come distruzione della Terra con riferimenti biblici.

Ambasciatore ONU contro i cambiamenti climatici, l’attore americano ha girato il mondo (dalla regione artica alla Polinesia) e ha potuto vedere e toccare con mano gli effetti devastanti dell’innalzamento delle temperature sugli ecosistemi. Dallo scioglimento dei ghiacci artici all’inondazione delle strade in Florida a causa dell’innalzamento del mare, ad arrivare nelle isole del Pacifico che stanno sprofondando fin troppo velocemente, mettendo a repentaglio gli ecosistemi e la vita degli abitanti.

Incendi, alluvioni, siccità e virus: gli effetti sono evidenti

Gli effetti dell’innalzamento delle temperature e dei conseguenti cambiamenti del clima sono ormai evidenti a chiunque: piante fiorite e farfalle gialle a novembre nelle regioni del Nord Italia flagellate dall’assenza di piogge e dalle polveri sottili, mesi di incendi devastanti in Australia e in California, alluvioni, tifoni e uragani un po’ ovunque.
Durante il lockdown quasi globale della primavera 2020, i ricercatori hanno notato l’abbassamento dei livelli di inquinamento soprattutto nei Paesi più industrializzati nel mondo e hanno auspicato il passaggio a forme di energia più pulite e dal minore impatto sulla salute del nostro pianeta. Quando tuttavia il mondo ha ripreso ad uscire, tutte le buone intenzioni sembrano essere state dimenticate, fino ad arrivare alla sospensione dei blocchi del traffico contro le polveri sottili in Pianura Padana auspicati proprio questi giorni.

Il punto di non ritorno

Il documentario di Di Caprio denuncia la folta schiera di negazionisti riguardo a questo problema; molti accecati dai soldi delle società petrolifere americane, ma, aggiungo io, tanti spinti solo dal proprio comodo, dall‘assenza di una visione più ampia di casa propria e proiettata verso il futuro.
Documentario del 2016, che visto adesso ci sembra ancora più terribile, perché sappiamo che il pessimismo dell’attore si è rivelato veritiero e che le azioni che pochi anni fa si auspicavano sono state quasi del tutto disattese.
La Terra sembra sempre più vicina al punto di non ritorno, con conseguenze che purtroppo ci toccano davvero da vicino. Non sono i boschi dell’Amazzonia che bruciano o le popolazioni indigene della Polinesia che devono emigrare per non annegare letteralmente. Sono le nostre città del Nord Italia che stanno diventando irrespirabili come già è San Francisco, sono le alluvioni che ogni anno distruggono un pezzo della nostra penisola, è il virus che ha paralizzato il mondo in questo terribile 2020.

Al di là del famoso “Effetto farfalla“, possiamo vedere che effettivamente i comportamenti di ognuno hanno effetto sulla salute di tutti. Quello che fa rabbia è che molti di noi, anche se riconocono il problema e sanno che non c’è più molto tempo per arrestare questo processo, quando si tratta della propria vita quotidiana sembrano dimenticare tutto quanto. Ci sentiamo impotenti davanti a un cambiamento che sembra inarrestabile e non tentiamo nemmeno di reagire dove invece possiamo fare la nostra parte. I rappresentanti dei vari stati sembrano agire al rallentatore, quando non ostacolano un cambiamento che avrà sempre meno effetti mentre aspettiamo di fare qualcosa. Sono evidenti le analogie con il nostro comportamento per cercare di debellare il Coronavirus.

Dobbiamo prendere sempre maggiore consapevolezza dello stato terribile in cui si trova ormai la Terra, non solo in occasione di eventi estremi o malattie e Before the flood può essere un punto di partenza. Vi invito a guardarlo con i vostri figli, ma anche con i nonni o con chi crede che le azioni per cambiare qualcosa siano al di sopra di noi singoli cittadini.

Il Nuovo De Mauro definisce punto di non ritorno un momento o condizione a partire dal quale non si riesce più a tornare allo stato iniziale. Il nostro Pianeta è ormai compromesso in vari aspetti, ma non dobbiamo aspettare rassegnati che le cose vadano sempre peggio. Ognuno di noi può fare la sua piccola parte, fosse anche cominciando da un documentario.

Il documentario è visibile in versione italiana integrale su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=A_lFSIj8g4A

Il sito del documentario: https://www.beforetheflood.com/