Inquinamento indoor: se la nostra casa è inquinata come l’ambiente esterno

Quando vediamo immagini di città avvolte dall’inquinamento o respiriamo a fatica in mezzo al traffico, ci viene da pensare che per fortuna abbiamo la nostra casa, nella quale siamo al sicuro da sostanze tossiche e inquinamento.

Siete proprio sicuri che sia così? Purtroppo anche la nostra casa ospita e rilascia “veleni”, sostanze inquinanti presenti nelle pareti e negli oggetti che abbiamo in casa.

Senza allarmismi e facili accuse verso la chimica, proviamo a capire quali sostanze nascoste nella nostra casa sono fonte di quello che si chiama “inquinamento indoor”, cioè inquinamento di ambienti interni, in contrapposizione all’inquinamento dell’ambiente che tutti ben conosciamo. Nel secondo articolo dedicato all’argomento impareremo invece a conoscere il radon, gas radioattivo responsabile della radioattività indoor.

Inquinamento indoor: di cosa si tratta

L’inquinamento indoor riguarda in realtà tutti i luoghi confinati, ad esclusione dei luoghi di lavoro industriali, per i quali esistono normative specifiche. Sono considerati luoghi confinati le abitazioni, gli uffici, le scuole, i centri commerciali e anche gli automezzi (ad esempio il trasporto pubblico, ma anche le automobili).

Nei luoghi di lavoro una normativa riferita alla salute e sicurezza delle persone esiste già dagli anni ‘50. Per quanto riguarda le abitazioni e i luoghi confinati in genere, come gli uffici, i primi episodi di interesse risalgono agli anni ’70 negli Stati Uniti. In alcuni uffici in diversi stati si erano verificate alcune epidemie inspiegabili (poi riconducibili a inquinanti all’interno dei locali) da parte dei lavoratori e da allora il fenomeno dell’inquinamento interno ha cominciato ad essere preso in considerazione.

 

Il problema è sempre più rilevante, sia per il maggiore interesse da parte anche della gente comune, sia soprattutto perché nel mondo occidentale oggi trascorriamo anche il 90% del nostro tempo in luoghi confinati (abitazione, autoveicoli, uffici, palestre, centri commerciali).

 

Quali sono gli inquinanti più comuni?

Vediamo allora quali sono le tipologie di inquinanti principali, quali sono i loro effetti e come possiamo cercare almeno di diminuire l’inquinamento. Spesso, infatti, poiché ci troviamo in luoghi chiusi, le quantità di sostanze inquinanti sono più alte di quelle che si trovano all’esterno. Inoltre, se per l’ambiente esterno le normative impongono il rispetto di alcuni limiti per le sostanze pericolose (pensiamo alle polveri sottili che l’Arpa misura nelle città durante l’inverno), per gli ambienti chiusi tali limiti ancora non esistono, nemmeno per gli edifici pubblici.

 

Uno degli inquinanti più comuni è il fumo di tabacco, che contiene migliaia di sostanze diverse, molte delle quali sono riconosciute a livello mondiale come cancerogene. Il problema ovviamente riguarda non solo i fumatori, ma anche tutte le persone presenti nello stesso luogo e che subiscono il cosiddetto fumo passivo. Nelle persone più sensibili il fumo può aggravare malattie respiratorie e favorire la comparsa di allergie e asma.

 

Un altro inquinante sempre più presente nelle nostre case (e negli uffici) è la formaldeide, presente ad esempio nei mobili in legno truciolato che utilizzano colle a base di formaldeide, nei pannelli isolanti e, in passato, anche nelle colle per tappezzerie. La formaldeide è un composto organico che può interferire con i legami tra il DNA e le proteine. A temperatura ambiente si trova in forma gassosa, quindi facilmente diffondibile. Il suo odore è forte e pungente ed a volte risulta irritante per occhi, naso, gola e polmoni. Già da diversi anni l’AIRC ha inserito la formaldeide nell’elenco delle sostanze considerate cancerogene per la specie umana. La sua inalazione e la sua ingestione risultano molto nocive. Per la sua pericolosità, è raccomandabile un livello di concentrazione il più basso possibile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha fissato un valore guida di 0,1 mg/m3 (media su 30 minuti), mentre nelle abitazioni i livelli sono generalmente compresi tra 0,01 e 0,05 mg/m3.

Inoltre le vernici che ricoprono mobili e altri oggetti, talvolta anche pareti, contengono solventi e altre sostanze organiche volatili che, proprio per la loro proprietà si diffondono molto facilmente. Questi composti sono comunemente chiamati VOC, dall’inglese Volatile Organic Compounds, vale a dire Composti organici volatili. Tra i composti organici ce ne sono molti riconosciuti cancerogeni, proprio come la formaldeide.

Infine, alcuni tessuti e rivestimenti sintetici sono costituiti da polimeri che nel tempo si degradano, emettendo sostanze inquinanti, seppure in piccole quantità.

 

Un’altra fonte di inquinamento è costituita dall’uso di detergenti, detersivi e altri prodotti per la pulizia. La loro pericolosità può essere sia immediata, se usati in luoghi poco aerati, oppure possono provocare effetti a più lungo termine.

L’inquinamento dovuto ai gas di combustione spesso entra nella cronaca, quando il monossido di carbonio (gas che si sostituisce all’ossigeno nel sangue e forma un complesso con l’emoglobina molto più stabile di quello formato dall’ossigeno, provocando avvelenamento per anossia) proveniente da stufe difettose provoca la morte degli abitanti di un appartamento. Il monossido di carbonio è un gas asfissiante, particolarmente insidioso perché è inodore, incolore e insapore, quindi è praticamente impossibile accorgersi della sua presenza. Viene prodotto da reazioni di combustione che avvengono con scarse quantità di aria ed è presente anche nel fumo di sigaretta. Si miscela bene nell’aria e penetra facilmente attraverso le pareti e il soffitto. Oltre alla pericolosità immediata, però, le sostanze rilasciate da una combustione difettosa e/o incompleta possono causare problemi di salute anche a lungo termine.

La concentrazione indoor del monossido di carbonio varia da 2 a circa 4 mg/m3, mentre le linee guida di esposizione per questo inquinante negli ambienti interni sono di 7 mg/m3 per 24 ore.

 

Un inquinante che colpisce soprattutto i locali seminterrati è il radon, un gas radioattivo presente naturalmente (cioè non causato dalle attività umane), pericoloso quando inalato. Ne parleremo approfonditamente nel prossimo articolo dedicato all’inquinamento dei luoghi interni.

 

Esiste poi una categoria di inquinanti biologici, costituiti da virus, batteri, muffe, acari. Questi inquinanti costituiscono un problema negli ospedali, luoghi confinati anch’essi, che tuttavia adottano delle misure specifiche per ridurre la concentrazione di agenti biologici e patogeni. Nelle altre strutture come abitazioni, uffici, supermercati, mezzi pubblici, derivano soprattutto da impianti di condizionamento/riscaldamento non adeguatamente puliti e sanificati. Si annidano infatti nello sporco presente nei condotti e nei filtri, provocando malattie anche importanti, come polmonite e legionella. Un’altra fonte è costituita dalla presenza di animali in luoghi chiusi, tanto che anche l’EPA (l’Agenzia di protezione dell’ambiente statunitense) consiglia di non tenere animali nelle abitazioni, soprattutto in caso di sensibilità a questi organismi. Anche la presenza di tessili (tappeti, tendaggi pesanti, moquette) non puliti e di ambienti poco aerati e umidi provoca il proliferare di microrganismi e soprattutto di acari, che sono responsabili di molte forme allergiche.

 

Gli effetti sulla salute

Dopo aver preso in rassegna vari tipi di inquinanti domestici, vediamo ora brevemente quali effetti hanno sulla salute, a breve e lungo termine.

Di alcuni inquinanti abbiamo accennato la pericolosità a breve termine. Ricordiamo però che se alcuni effetti di tali inquinanti possono essere riconoscibili subito dopo l’esposizione, molto più spesso sono evidenziati anche a distanza di anni.

Alcuni effetti immediati, poi, sono spesso simili a quelli di comuni raffreddori o altre patologie virali, per cui è difficile individuare la reale causa di tali malattie. Inoltre, alcuni effetti sono peggiorati da condizioni ambientali come un ricambio d’aria inadeguato, la presenza di locali freddi e/o umidi, o, al contrario, surriscaldati.

Gli effetti a breve termine più comuni interessano soprattutto le vie respiratorie e sono asma, allergie sia respiratorie che cutanee, irritazione di occhi, gola e naso, presenza di malattie infettive.

Questi effetti si possono collegare facilmente agli inquinanti indoor se la persona interessata ha da poco cambiato casa o sostituito mobili o tendaggi alla comparsa dei sintomi, oppure se ha effettuato dei trattamenti sanificanti (contro insetti o roditori). Un campanello di allarme in questo senso è dato dalla presenza di muffe su muri o in angoli del locale, di zone umide e fredde, soprattutto se i locali sono poco aerati.

La presenza di un impianto di refrigerazione ad aria deve anche mettere in allarme, come abbiamo visto soprattutto per gli inquinanti di tipo biologico.

 

Gli effetti a lungo termine sono più insidiosi e pericolosi, anche perché difficilmente correlabili a inquinanti degli ambienti interni. Se sul luogo di lavoro ormai la normativa tiene in considerazione i rischi anche per chi lavora in uffici e luoghi assimilabili, la presenza di inquinanti nella propria abitazione è spesso ignorata e talvolta sottovalutata. Gli effetti vanno da una sensibilizzazione di tipo allergico, a problemi cardiaci e polmonari, fino al cancro. Non dimentichiamo infatti che molte sostanze sono pericolose in caso di esposizione prolungata e/o ripetuta, anche se a piccole dosi.

 

Che fare allora?

All’interno della propria abitazione è importante aerare spesso i locali, tenere una temperatura adeguata (quindi non troppo calda, ma nemmeno troppo fredda) e un giusto grado di umidità. Il ricambio di aria contribuisce a disperdere gli inquinanti eventualmente presenti, ma anche a riequilibrare la temperatura e l’umidità interne. Ovviamente durante l’inverno, soprattutto se si abita in zone molto inquinate, è sufficiente tenere le finestre aperte per pochi minuti, però è necessario che sia un gesto quotidiano.

E’ poi importante verificare la presenza di cattivi odori, di umidità e muffa, in particolare in locali come bagno, cucina o ripostigli.

Per evitare la presenza di alcuni inquinanti è necessario effettuare una manutenzione regolare di caldaie e altri impianti di riscaldamento o refrigerazione, mentre è consigliabile non fumare in locali chiusi e non tenere animali domestici senza garantire un ricambio di aria e una pulizia adeguati.

 

Nei luoghi pubblici queste precauzioni sono ovviamente più difficili da prendere.

Bisogna tuttavia evitare allarmismi. È importante sapere che esiste l’inquinamento indoor in tutti i luoghi confinati e da quali inquinanti è causato. Si può e si deve cercare di abbattere questo carico inquinante quanto più possibile, soprattutto tra le pareti domestiche, con le accortezze che abbiamo visto sopra. Le misure diventano ancora più importanti in presenza di anziani, bambini e soggetti deboli o malati e affetti da allergie di vario tipo.

Sicuramente molto deve ancora essere fatto a livello normativo, soprattutto per evitare la presenza di una serie di inquinanti in prodotti per la pulizia, mobili, rivestimenti. La buona notizia è che la consapevolezza del problema aumenta, anche tra i cittadini comuni. Con un po’ di attenzione è possibile creare un ambiente domestico più salubre e gradevole.

 

 

 

Bibliografia/Sitografia

INQUINAMENTO INDOOR: aspetti generali e casi studio in Italia, di Arianna Lepore, Vanessa Ubaldi e Silvia Brini – Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale – ISPRA, Rapporto ISPRA 117/2010

Formaldeide, Opuscolo del Ministero della Salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, Direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali, 2015

Studi sulla qualità dell’aria negli ambienti confinati, di Eugenia Accusani di Retorto, pubblicati sul sito di Minerva

Inquinamento indoor e pagine correlate nel sito Non solo aria http://www.nonsoloaria.com/prto1.htm

Sito dell’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), in particolare pagine legate a formaldeide e fumo di sigaretta (http://www.airc.it/prevenzione-tumore/fumo/cosa-ci-fanno-fumare/)

Indoor Air Quality, sito dell’EPA (US Environmental Protection Agency) https://www.epa.gov/indoor-air-quality-iaq