Corsi di formazione: si impara anche insegnando

La settimana scorsa è terminato il Percorso di traduzione medica per aspiranti traduttori organizzato da STL Formazione. Oltre a essere docente, questa era la mia prima volta come coordinatrice didattica del corso. Se penso che prima del 2019 avevo insegnato qui e là con scarso entusiasmo, devo dire di essere uscita dalla mia comfort zone!

Il corso era costituito da una serie di lezioni con parti teoriche tecniche incentrate sulla traduzione medica e l’interpretariato medico e nozioni di marketing, oltre a lezioni pratiche di traduzione e revisione in più lingue.

È normale fare un bilancio dopo un’avventura durata qualche mese. Per me il bilancio ha un segno nettamente positivo, soprattutto se penso alle cose che ho imparato insegnando in questo corso, interagendo con le altre colleghe e soprattutto contribuendo a costruire il percorso da zero, lavorando dietro le quinte.
Ecco quindi un elenco di cose che ho imparato.

Organizzare è un duro lavoro, ma è fondamentale

Organizzare un corso richiede moltissimo lavoro dietro le quinte, a partire dal programma, dal reclutamento dei docenti fino ad arrivare all’incastro di tutte le necessità formative, delle persone coinvolte e delle richieste dei corsisti.
Bisogna partire con largo anticipo, preparare gli obiettivi formativi, un programma dettagliato, contattare i docenti più adatti e verificare con loro le disponibilità.
Quando il corso viene pubblicizzato per l’acquisto, tutto deve essere stabilito nel dettaglio, per evitare variazioni di programma (a parte gli imprevisti), comunicazioni eccessive ai corsisti e così via.
Chi compra il corso deve ricevere il link per partecipare alla lezione e non pensare a nient’altro. Perché questo sia possibile, tutto deve essere predisposto e preparato in tempo e in modo più o meno definitivo.

Solo un’ottima organizzazione permette di far fronte a eventuali imprevisti dell’ultimo minuto.

Shit happens

La connessione ballerina, un pc che si rompe proprio il giorno prima di una lezione, una trasferta non preventivata, un ufficio diverso dal solito, un docente che si ammala all’ultimo. Tutto può succedere purtroppo, in un corso on line come in uno in presenza.
Diciamo che avendo un’organizzazione solida alla base, anche gli imprevisti si affrontano con maggiore serenità e cercando di creare il minor numero di disagi ai partecipanti al corso. Se si è davvero bravi, i corsisti non se ne accorgono nemmeno…

Superare la barriera dello schermo

Insegnare a distanza, parlando al proprio computer senza vedere chi partecipa è complicato. Non puoi sapere se chi è dall’altra parte ti segue, se capisce, se si sta annoiando a morte. Non hai la gratificazione quando dici qualcosa di particolarmente interessante. Bisogna stare nei tempi, che sono se possibile più stretti rispetto a un corso in presenza, senza appunto avere un riscontro del pubblico. Il dialogo verbale e quello non verbale sono del tutto assenti.

Ormai lo sappiamo tutti che insegnare online è una faccenda del tutto diversa dall’insegnamento frontale in presenza, e che anche chi aveva esperienza come docente, passando nella nuova modalità ha dovuto imparare da capo e tarare molti aspetti.

Non è possibile tenere lezioni troppo lunghe, servono slide chiare, è necessario parlare più lentamente e limitando i concetti perché il messaggio arrivi più facilmente.
Tutti i vantaggi di una classe di partecipanti in presenza, tra cui lavori di gruppo, sondaggi rapidi, battute spezza-noia sono preclusi.

È difficile seguire un corso anche da discente. Internet in agguato invita all’evasione, magari c’è la notifica sul telefono a cui rispondere, la mail, la telefonata. A maggior ragione se chi partecipa non deve tenere accesa la telecamera, non sai mai se dall’altra parte dello schermo c’è qualcuno che ascolta.

Nei corsi che tengo per STL, ma anche in quelli che tengo per clienti privati, prevedo sempre un numero di pause, sia per evitare l’addormentamento di chi mi ascolta, sia per favorire l’interazione dei partecipanti.

Da discente, so che è molto difficile rimanere concentrati su un corso per una-due ore di fila, spesso anche se l’argomento è interessante e il docente è molto bravo. Per questo motivo cerco di fare del mio meglio per rendere accattivanti le lezioni e tenere il mio pubblico se non incollato allo schermo, almeno sveglio e con un occhio al pc.

Ascoltare i partecipanti

Prima di questo corso abbiamo inviato a tutti gli iscritti un questionario con alcune domande. La cosa importante è che abbiamo raccolto tutte le domande dei corsisti e abbiamo cercato di rispondere a ogni punto, tarando le nostre lezioni in modo da trattare gli argomenti e i dubbi che sono sorti all’inizio.
La lezione finale è stata dedicata a rispondere a tutte quelle domande che non avevano trovato risposta durante le lezioni, per motivi di tempo, e a quelle che sono nate alla fine del corso, dopo che i partecipanti hanno lasciato sedimentare i concetti e hanno ragionato su quanto avevano ascoltato.

Partecipo a molti corsi di formazione ogni anno e da discente trovo questo dell’ascolto un aspetto davvero importante. Quante volte si ha l’impressione di rispondere a un questionario solo perché è richiesto per ottenere l’attestato di partecipazione, con l’impressione che le tue risposte verranno messe in un angolo?
Sapere invece che il corso scioglierà proprio i dubbi che ho io è una spinta a seguirlo e a non perdersi nella successione delle lezioni. Lo dice una che spesso ha acquistato corsi spinta dall’entusiasmo, poi li ha abbandonati a metà perché c’è sempre altro da fare di più urgente.

Insegnare e imparare

Come ho scritto prima, ho tenuto numerose lezioni di questo corso, ma ho imparato moltissimo ascoltando le lezioni delle colleghe. Il freelance introverso rischia di vivere nella propria stanzetta e di non avere confronti con i colleghi. Sentire il punto di vista di colleghe che hanno avuto i tuoi stessi problemi ma li hanno risolti in un modo differente, oppure imparare competenze diverse permette di arricchirsi e di trovare nuovi spunti e soluzioni. È importantissimo, secondo me, non guardare soltanto il proprio orticello ma essere disponibili a imparare dagli altri.

Il clima è tutto

Mentre guardavo i volti delle colleghe al pc la sera dell’ultima lezione, ho pensato che avrei voluto essere con loro in presenza, tutte insieme a chiacchierare dei mille aspetti della nostra professione, invece che ciascuna a casa propria. Per una perfetta riuscita di un corso il clima che si crea tra docenti, organizzatori e partecipanti è fondamentale.

I corsi online sono comodi, ma per molti difficili da seguire, soprattutto se il clima è serioso, formale. Una battuta ogni tanto, una slide simpatica, la citazione di un film invece aiutano a tenere svegli i partecipanti, ma anche a lavorare con maggiore leggerezza, che non significa superficialità. Non è necessario essere seri e ingessati per creare un corso ben fatto e accurato in tutte le sue parti. E dall’altra parte, si può essere “leggeri” senza esagerare, per non offendere in qualche modo nessuno dei partecipanti.

 

Il bilancio di questo corso, come ho detto all’inizio, è stato molto positivo per molte ragioni, tra cui quelle che ho elencato e spiegato sopra. Il lavoro che sta dietro è molto, ma è grande anche la soddisfazione finale per la buona riuscita e per i feedback positivi dei partecipanti.